Nell'ultimo mese non sono riuscita a trovare cinque minuti per aggiornare questo diario. I miei ritmi di lavoro sono incessanti, e a casa la gestione quotidiana non lascia assolutamente spazio a momenti di riflessione o di relax...
Gabo, poi, è sempre più impegnativo. Soprattutto l'alimentazione è un problema, come è sempre avvenuto, del resto, da quando è nato. Il suo menu è sempre limitato ai soliti tre o quattro cibi (passato con pastina, cotoletta o spinacina, piadina vuota o con un velo di stracchino), ma soprattutto non vuole mangiare da solo. E questo è un problema non da poco, anche perché sono le sue maestre che ci chiedono di non imboccarlo. A me non costerebbe fatica, anzi... ma poi anche a scuola, da solo, non mangia. Tanto che da qualche tempo hanno deciso di non mandarlo in giardino, durante la ricreazione post-pranzo, finché non mangia. Una decisione che mi ha lasciato perplessa, ma proviamo anche questa.
A casa, però, mettersi a tavola è sempre più una lotta estenuante. Da un lato, è difficile per me rifiutare l'aiuto che mi chiede per mangiare ("mamma, mi aiuti?"), ma dall'altro so che è importante favorire la sua autonomia (anche se io ho mangiato imboccata fino ai 5 anni... ma era un'altra epoca e non andavo all'asilo). Così una sera, dopo una battaglia di un'ora con urli e pianti, alla fine sono riuscita a farlo mangiare da solo un piatto di zuppa. E lui, circa a metà piatto, ha dichiarato: "E' faticoso mangiare da solo...". Ma che sia semplice pigrizia, o piuttosto una richiesta di attenzione/affetto da parte di una mamma che sta tutto il giorno al lavoro fino alle 20 passate, resta il fatto che il momento della cena, e del pranzo nei weekend, è veramente faticoso (e stressante) per tutti noi.
Inoltre Gabo ha cominciato a fare storie, la mattina, perché non vuole andare a scuola. Una fase iniziata dopo Pasqua, quando è tornato a scuola dopo l'influenza e, per un paio di settimane, è stata assente la sua maestra preferita. Anche stamane, a casa, ha cominciato a piagnucolare: "Non mi piace andare a scuola...". E più volte, arrivati sul posto, ha cominciato a piangere, con vere e proprie tragedie che non aveva mai fatto in tre anni, nemmeno nel periodo dell'inserimento: "Voglio venire con teeeee" e mi si attacca alle gambe, con la maestra che letteralmente me lo srappa di dosso. Non c'è niente da fare, è straziante.
Ma parliamo di cose belle. Il primo maggio, ad esempio, è stata proprio una bella giornata, e non solo perché c'era il sole! La prima in cui Gabo ha fatto "tutta una tirata", saltando il pisolino pomeridiano. Esperimento più che positivo: almeno la sera è crollato addormentato alle 21, e non alle 22.30 (a volte anche le 23) come al solito... Siamo stati tutto il giorno in un parco vicino a casa, dove c'era una festa per famiglie con animazioni, spettacoli, truccabimbi e tante occasioni di gioco. Così abbiamo fatto un pic-nic (Gabo era entusiasta dell'idea, ne parlava da giorni anche a scuola), anche se a dire il vero ha mangiato anche meno del solito (un quarto di piadina vuota e un pinguì... e abbiamo dovuto insistere per farglielo finire!).
Il clou è stato il laboratorio di pittura: Gabo si è dilettato con le tempere e ha realizzato tre quadri "astratti" (più il jeans, da buttare...). Sono riuscita a portarne a casa soltanto uno, quello meno "pasticciato". E ora è incorniciato ed esposto in corridoio. Stamattina Gabo lo guardava incantato... proprio come certe volte, lo ammetto, mi incanto io a guardare mio figlio. Perché, nonostante tutti i capricci e i conflitti, è proprio un amore.