lunedì 31 maggio 2010

Le ultime parole famose


Giovedì scorso, a scuola, Gabo è caduto e si è sbucciato i gomiti e un ginocchio, prima "bua" stagionale dovuta a maglietta a maniche corte e pantaloncini. "Io stavo scappando e Mario mi inseguiva", ha raccontato, stupendoci per l'uso dei verbi che ha imparato a coniugare proprio nei giorni scorsi. "Il gioco si chiama 'Prendi Gabriele'". Ma esiste anche un gioco 'prendi Mario'?" (per la cronaca, Mario ha un anno in più e una stazza stile Bud Spencer). "No, solo 'prendi Gabriele'...". Ah. Comunque, il mio commento è stato: "Per fortuna stavolta si è salvato la faccia...".



Come non detto.



Venerdì sera, a casa, Gabo è scivolato mentre correva in corridoio e, ovviamente, ha sbattuto la bocca per terra. Il moncone dell'incisivo superiore, già dimezzato da una caduta per strada quando aveva un anno e mezzo, gli si è conficcato nel labbro superiore e gli ha fatto un taglietto. Per fortuna non sono stati necessari punti (visto che ne ha già cinque sul labbro...). Però qualcosa deve essergli successo anche ai denti, perché la gengiva superiore era nera di sangue e ho l'impressione che il buco tra i due incisivi, già larghetto, si sia ulteriormente ampliato. Tanto che ora parla con la "zeppola", con s fischianti e z un po' alla bolognese, proprio lui che pronunciava "tzia", "tzucchero"...



La pediatra ha consigliato un controllo dal dentista. Di una cosa sono certa: l'apparecchio, tra qualche anno, sarà una tappa obbligata...

giovedì 13 maggio 2010

La mia prima vera festa della mamma



Non sono una fanatica dei "lavoretti" fatti a scuola, anzi... Mi dispiace buttarli, ovvio, ma avendo appena affrontato un maxi-trasloco li considero dei raccoglipolvere che non so dove mettere.



Però... con il lavoretto fatto per la festa della mamma Gabo mi ha donato grande felicità. E non per l'oggetto in sè (peraltro delizioso: una piantina - pochi giorni prima erano stati in gita in un vivaio - in un vasetto dipinto da lui "col pennello", come ha tenuto a specificare). Ma per le parole che mi ha regalato.



Il regalino me l'aveva fatto trovare la baby-sitter sul tavolo di cucina e, appena rientrata a casa dal lavoro, ho ringraziato e abbracciato Gabo. Poi ci siamo messi a tavola per la cena e ad un certo punto Gabo si è alzato dicendo "voglio dare un bacio a papà". Poi è venuto da me, mi ha dato un bacio e ha detto: "Io ti ho regalato quella cosa perché sei il mio amore".



Lo ammetto, mi sono emozionata, commossa e mi è spuntata anche una lacrimuccia...

Poi è prevalsa la mia anima disincantata e un po' cinica e ho pensato: sarà stato un "copione" preparato a scuola, ma comunque mi ha fatto piacere. E invece no: lunedì ho raccontato la scenetta alle maestre e mi hanno detto che è stata un'iniziativa di Gabo. Loro, in realtà, avevano preparato una poesia, che Gabo si è ben guardato dal provare a recitare (il testo, ho capito dopo, era in un biglietto a forma di cuore allegato al lavoretto, corredato anche da un mio "ritratto").



Ma così il suo gesto spontaneo ha assunto un doppio valore. E ha confermato anche che il suo carattere è di autonomia assoluta... In poche parole, fa di testa sua, il che ha lati positivi e negativi. Me ne accorgerò in adolescenza!

lunedì 3 maggio 2010

Fatiche


Nell'ultimo mese non sono riuscita a trovare cinque minuti per aggiornare questo diario. I miei ritmi di lavoro sono incessanti, e a casa la gestione quotidiana non lascia assolutamente spazio a momenti di riflessione o di relax...



Gabo, poi, è sempre più impegnativo. Soprattutto l'alimentazione è un problema, come è sempre avvenuto, del resto, da quando è nato. Il suo menu è sempre limitato ai soliti tre o quattro cibi (passato con pastina, cotoletta o spinacina, piadina vuota o con un velo di stracchino), ma soprattutto non vuole mangiare da solo. E questo è un problema non da poco, anche perché sono le sue maestre che ci chiedono di non  imboccarlo. A me non costerebbe fatica, anzi... ma poi anche a scuola, da solo, non mangia. Tanto che da qualche tempo hanno deciso di non mandarlo in giardino, durante la ricreazione post-pranzo, finché non mangia. Una decisione che mi ha lasciato perplessa, ma proviamo anche questa.



A casa, però, mettersi a tavola è sempre più una lotta estenuante. Da un lato, è difficile per me rifiutare l'aiuto che mi chiede per mangiare ("mamma, mi aiuti?"), ma dall'altro so che è importante favorire la sua autonomia (anche se io ho mangiato imboccata fino ai 5 anni... ma era un'altra epoca e non andavo all'asilo). Così una sera, dopo una battaglia di un'ora con urli e pianti, alla fine sono riuscita a farlo mangiare da solo un piatto di zuppa. E lui, circa a metà piatto, ha dichiarato: "E' faticoso mangiare da solo...". Ma che sia semplice pigrizia, o  piuttosto una richiesta di attenzione/affetto da parte di una mamma che sta tutto il giorno al lavoro fino alle 20 passate, resta il fatto che il momento della cena, e del pranzo nei weekend, è veramente faticoso (e stressante) per tutti noi.



Inoltre Gabo ha cominciato a fare storie, la mattina, perché non vuole andare a scuola. Una fase iniziata dopo Pasqua, quando è tornato a scuola dopo l'influenza e, per un paio di settimane, è stata assente la sua maestra preferita. Anche stamane, a casa, ha cominciato a piagnucolare: "Non mi piace andare a scuola...". E più volte, arrivati sul posto, ha cominciato a piangere, con vere e proprie tragedie che non aveva mai fatto in tre anni, nemmeno nel periodo dell'inserimento: "Voglio venire con teeeee" e mi si attacca alle gambe, con la maestra che letteralmente me lo srappa di dosso. Non c'è niente da fare, è straziante.

Ma parliamo di cose belle. Il primo maggio, ad esempio, è stata proprio una bella giornata, e non solo perché c'era il sole! La prima in cui Gabo ha fatto "tutta una tirata", saltando il pisolino pomeridiano. Esperimento più che positivo: almeno la sera è crollato addormentato alle 21, e non alle 22.30 (a volte anche le 23) come al solito... Siamo stati tutto il giorno in un parco vicino a casa, dove c'era una festa per famiglie con animazioni, spettacoli, truccabimbi e tante occasioni di gioco. Così abbiamo fatto un pic-nic (Gabo era entusiasta dell'idea, ne parlava da giorni anche a scuola), anche se a dire il vero ha mangiato anche meno del solito (un quarto di piadina vuota e un pinguì... e abbiamo dovuto insistere per farglielo finire!).

Il clou è stato il laboratorio di pittura: Gabo si è dilettato con le tempere e ha realizzato tre quadri "astratti" (più il jeans, da buttare...). Sono riuscita a portarne a casa soltanto uno, quello meno "pasticciato". E ora è incorniciato ed esposto in corridoio. Stamattina Gabo lo guardava incantato... proprio come certe volte, lo ammetto, mi incanto io a guardare mio figlio. Perché, nonostante tutti i capricci e i conflitti, è proprio un amore.